AGGIORNAMENTO 31/8/12
Pensavate che fosse finita li? No! allora non saremmo in Italia!Partiamo dal consiglio di Stato a cui è passata la palla:
«le buste contenenti i nominativi dei candidati hanno natura tale da rendere astrattamente leggibili i nominativi stessi».
Tutto è rimandato all’udienza di merito di novembre.Che rapidità la nostra giustizia! Non mi risulta peraltro che l'anno scolastico inizi a novembre!
Il sindacato Snals chiede al Governo di conseguenza: “visto il caso straordinario di necessità e urgenza, di emanare un decreto legge che consenta il conferimento di in- carichi di presidenza, anche eventualmente limitato all’anno scolastico 2012- 2013, ai soggetti inclusi nella graduatoria di merito del concorso pubblicata con decreto n. 477 del 27 agosto 2012”.
E secondo voi Monti emanerà un provvedimento di urgenza?Non è una banca da salvare, o una tassa da mettere o il buco alla sanità di Raffaele Lombardo sostenuto da pd ed udc per cui si trovano 300milioni in una notte sul pero l'indomani.
L’associazione sindacale dei presidi Disal, etichetta l’ordinanza del Consiglio di Stato come:
"un atto gravissimo dal punto di vista dell’interesse generale della scuola italiana, anteponendo di fatto l’organizzazione scolastica della regione Lom- bardia, alla regolarità e tra- sparenza di una procedura concorsuale pur importante. Il rischio concreto è che le istituzioni scolastiche lom- barde collassino sotto il peso di oltre 500 reggenze. Con conseguente probabile grave disservizio!" - secondo il di- rettore dell’ufficio scolastico regionale Giuseppe Colosio - "inizieranno l’anno nell’incertezza. Inoltre si teme che, come spesso avvenuto in passato, alla fine i posti vengano coperti da presidi provenienti da altre regioni "PECCATO CHE ANCHE NELLE ALTRE REGIONI LA BUSTA ERA DIFETTATA!
STAY TUNED
ps:Intanto chi si era fatto il mazzo per il concorso da preside in lombardia è cornuto e mazziato!
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Pubblico per intero la lettera di un professore di lettere siciliano, Salvatore Accertato, che spiega come i suoi colleghi presidi lombardi siano sempre incapaci di far valere le loro istanze accettando una proposta come quella di Fioroni PD che li vedrebbe penalizzati.Sicuramente un pezzo pungente ma che fotografa alla grande la situazione.
di Salvatore Accertato
In gioco c’è il controllo del- le nostre scuole per i prossimi vent’anni. La decisione del Consiglio di Stato di “con- gelare” il concorso dirigenti per la Lombardia nega ogni autonomia alle regioni e riafferma il principio della scuola coloniale. Voci di corridoio parlano ora di una proposta del Pd attraverso l’ex ministro Fioroni per superare l’empasse, accogliendo il ri- corso, con la ridifinizione delle graduatorie secondo le regole volute da Roma. Semplifichiamo: ha proposto di transare accogliendo il ricor- so dei 100 ricorrenti e rifacendo le graduatorie e accettando in toto il criterio di giudizio voluti dal ministero.
Per me, che son nato tra gli ulivi delle Madonie, è difficile capire come i Padani siano così rassegnati (e un poco minchioni). Arrivai nelle valli bergamasche lo scorso anno come supplente di lettere alle scuole medie e insegnai con passione la corretta dizione italiana ai rozzi alunni di quella landa. Un mio collega, residente a Endine, a me molto caro perché mi aiutò a trovare un monolocale in af- fitto a buon prezzo, decise di iscriversi al concorso per i dirigenti scolastici, sperando fare il Preside e avere un posto vicino a casa. È un brav’uomo, onesto, ospitale e col senso della nazione ita- liana, aperto a noi meridionali e senza pregiudizi verso i figli degli immigrati extracomunitari che ormai sono i due terzi degli alunni nostri quassù al Nord.
È anche un bravo cattolico, sempre pronto ad aiutare i lontani e i diversi, come dice lui. Il collega, diligente e preparato, studiò notte e giorno e passò il concorso. A giorni avrebbe dovuto avere un posto come preside in una scuola lombarda, ma nel corso dell’estate era accaduto qualcosa di sconvolgente (per lui). A luglio, infatti, il Tar della Lombardia (si chiama così, ma i giudici tutti nostri sono) aveva disposto la sospensione del concorso perché le buste, fornite dal mi-
nistero di Roma e usate per le prove scritte, lasciavano intravvedere parte degli elabo- rati chiusi al loro interno. Le buste, ovviamente, erano le stesse in tutta Italia, ma que- sto è un particolare secondario. L’Ufficio Scolastico lombardo oppose ricorso al Consiglio di Stato (dove pure i giudici sono tutti nostri),
che sta a Roma, che, proprio ieri, l’ha rigettato, annullando di fatto gli esiti del concorso per la Lombardia.
L’amico mio sta molto de- luso, e non capisce che per procedere serve un Santo in cielo, se possibile un Santo quirinalizio e Napolitano, di quelli che aiutano noi quando chiediamo di venire al
Nord. L’amico mio non capisce che ormai è fregato per sempre. I concorsi che riguardano la scuola, dirigenti o insegnanti, in Italia non sono regionali, ma «su base regionale». Vuol dire che il sistema della pubblica istruzione è e resta «nazionale», solo che, invece che fare un unico concorso a Roma e poi distribuire i candidati vincenti in tutta Italia, com’era una volta, costituiscono commissioni su base regionale, nominate dagli uffici scolastici delle regioni, che però non sono regionali, essendo solo emanazioni dell’unico ministero romano. Così, se il concorso in Lombardia viene annullato, subentrano subito i vincitori delle nostre Regioni, che sono tanti, e più preparati di questi Nordici. E poco importa che in Lombardia manchino seicento dirigenti e che scuole di più di mille alunni siano accorpate sotto poche reggenze, mentre in Campania, nel regno Napolitano, e dalle parti mie, ci sia sovrabbondanza di presidi (e docenti) da esportare. Anzi, proprio qui sta il gioco che l’amico mio non capisce. Se danno quattrocento posti da assegnare alla commissione che sta a Milano e altrettanti a quella che sta a Napoli, dove però di posti liberi non ce ne sono, i quattrocento campani esulteranno, sentendo che ora, al Nord, ci stanno quattrocento posti liberi. Un po’ esulto anch’io, perché se m’arriva un pre- side del paese mio, la vita sarà molto più facile e forse riuscirò anche a restare in questo bel paesino anche nei prossimi anni scolastici, per continuare a insegnare un po’ di dizione italiana a questi valligiani, con l’aiuto degli immigrati cinesi e marocchini. Quant’è brutto il loro dia- letto e come bisogna ancora lavorare per estirparlo! E quanto sono fessi questi lombardi e quanto sono soli! Loro i santi in Paradiso come noi non ce li tengono. Da noi, quando si tratta di difendere il «sistema nazionale della pubblica istruzione», cioè la possibilità di avere i posti al Nord, non c’è Destra né Si- nistra. Noi il partito nostro, quello del Sud, già ce l’abbiamo. I politici nostri fanno i nostri interessi, e chissenefrega se sono del PdL o del Pd o dell’Udc: prima il Sud! Quelli del Nord, invece, latitano, perché sono troppo impegnati “altrove”, a fare i «dané», e i nordici, tanto, restano divisi ancora in Destra e Sinistra. Quanto è fesso l’amico e collega mio, che anche lui difende il sistema nazionale, com’è giusto che sia! Però è un brav’uomo, e, di ritorno al Nord, gli regalerò un bottiglione d’olio d’oliva delle mie Madonie. Chissà che la smetta di mangiar polenta, e passi alla cucina no- stra.