Questo pezzo che scrissi a Novembre 2011 non fu mai (volutamente?) pubblicato.
Doveva essere il mio biglietto da visita per poter scrivere su un quotidiano on line di cui non farò il nome.
L'articolo fu valutato molto positivamente da due responsabili del giornale nazionale, il cui nome ricorda quello dei libri che usano i bambini alle elementari per studiare, che dopo un iniziale grande interesse accamparono quelle che a mio parere erano scuse per non pubblicarlo subito.
L'area politica di riferimento della testata, dopo poche settimane, virò, a mio parere, improvvisamente verso quella centrista montiana (e questo forse spiegherebbe lo strano comportamento dei due respinsabili nei miei confronti).
A parte questi levarmi questi sassolini dalla scarpa vorrei lasciare a voi di valutarne il contenuto almeno nella parte che rimane di più stetta attualità.
"La Grecia verso il baratro? Di LUCA BATTANTA
Ieri , 1 novembre 2011 il premier greco Papandreu ha rilasciato un comunicato stampa in cui comunica che verrà indetto un referendum sulle misure di
austerità (taglio dei dipendenti pubblici, taglio degli stipendi
pubblici e delle pensioni...ecc) previste entro il 2012 per ricevere gli aiuti dell’Unione Europea.
Tra queste misure a cui la Grecia si è dovuta adeguare, ve ne sono alcune che rappresentano una vera e propria “cura da cavallo “ come il taglio di decine di migliaia di unità tra i dipendenti pubblici e una riduzione dei loro stipendi nell’ordine di almeno un decina di punti percentuali, oltre che un prelievo straordinario, il cosiddetto contributo di solidarietà, dalle tasche dei pensionati greci.
A tutto questo si devono sommare accise sui carburanti aumentate del 10%,e aumento dell’IVA di due punti percentuali.
Nonostante tale rigore (si ricorda comunque che la crisi è scoppiata poiché la Grecia aveva ripetutamente falsato i bilanci statali),la disoccupazione è salita al 16,5% che è sostanzialmente il doppio di quella della media nazionale italiana.
Visto lo scontento evidente della popolazione greca, lo sfilamento di alcuni deputati socialisti(e quindi il rischio di non raggiungere una maggioranza parlamentare) Papandreu ha lanciato il referendum sulle misure di austerity in uno stagno che è già molto agitato da continui scioperi generali del pubblico impiego e dei marittimi; si ricorda che di recente il porto del Pireo, principale porto di Atene, è stato venduto ai cinesi, che di certo "snelliranno" la forza lavoro per aumentarne la "scarsa produttività" e lo useranno come “ventre molle”... dell’Europa per fare penetrare con sempre minore difficoltà le proprie merci.
Il popolo greco quindi nel 2012 si troverà di fronte ad una decisione difficile:
la prima "chance" sarà quella di votare a favore dei sacrifici che l’Europa ha chiesto agli ellenici, continuare a ricevere le tranche di aiuti ed andare verso un haircut (taglio) del debito del 50%.Con la liquidità fresca proveniente dall’Europa si riuscirebbe comunque a pagare stipendi e pensioni seppur defalcati dai contributi di solidarietà conseguenti alle misure di rigore adottate in questi mesi. Quindi sarebbe sì un default dello stato ma sarebbe sostanzialmente pilotato dall’Europa e dall’FMI, e la Grecia, che, si rammenta, non era tra membri fondatori dell’area Euro a differenza dell’Italia, rimarrebbe in tale ambito.
Doveva essere il mio biglietto da visita per poter scrivere su un quotidiano on line di cui non farò il nome.
L'articolo fu valutato molto positivamente da due responsabili del giornale nazionale, il cui nome ricorda quello dei libri che usano i bambini alle elementari per studiare, che dopo un iniziale grande interesse accamparono quelle che a mio parere erano scuse per non pubblicarlo subito.
L'area politica di riferimento della testata, dopo poche settimane, virò, a mio parere, improvvisamente verso quella centrista montiana (e questo forse spiegherebbe lo strano comportamento dei due respinsabili nei miei confronti).
A parte questi levarmi questi sassolini dalla scarpa vorrei lasciare a voi di valutarne il contenuto almeno nella parte che rimane di più stetta attualità.
"La Grecia verso il baratro? Di LUCA BATTANTA
Ieri , 1 novembre 2011 il premier greco Papandreu ha rilasciato un comunicato stampa in cui comunica che verrà indetto un referendum sulle misure di
austerità (taglio dei dipendenti pubblici, taglio degli stipendi
pubblici e delle pensioni...ecc) previste entro il 2012 per ricevere gli aiuti dell’Unione Europea.
Tra queste misure a cui la Grecia si è dovuta adeguare, ve ne sono alcune che rappresentano una vera e propria “cura da cavallo “ come il taglio di decine di migliaia di unità tra i dipendenti pubblici e una riduzione dei loro stipendi nell’ordine di almeno un decina di punti percentuali, oltre che un prelievo straordinario, il cosiddetto contributo di solidarietà, dalle tasche dei pensionati greci.
A tutto questo si devono sommare accise sui carburanti aumentate del 10%,e aumento dell’IVA di due punti percentuali.
Nonostante tale rigore (si ricorda comunque che la crisi è scoppiata poiché la Grecia aveva ripetutamente falsato i bilanci statali),la disoccupazione è salita al 16,5% che è sostanzialmente il doppio di quella della media nazionale italiana.
Visto lo scontento evidente della popolazione greca, lo sfilamento di alcuni deputati socialisti(e quindi il rischio di non raggiungere una maggioranza parlamentare) Papandreu ha lanciato il referendum sulle misure di austerity in uno stagno che è già molto agitato da continui scioperi generali del pubblico impiego e dei marittimi; si ricorda che di recente il porto del Pireo, principale porto di Atene, è stato venduto ai cinesi, che di certo "snelliranno" la forza lavoro per aumentarne la "scarsa produttività" e lo useranno come “ventre molle”... dell’Europa per fare penetrare con sempre minore difficoltà le proprie merci.
Il popolo greco quindi nel 2012 si troverà di fronte ad una decisione difficile:
la prima "chance" sarà quella di votare a favore dei sacrifici che l’Europa ha chiesto agli ellenici, continuare a ricevere le tranche di aiuti ed andare verso un haircut (taglio) del debito del 50%.Con la liquidità fresca proveniente dall’Europa si riuscirebbe comunque a pagare stipendi e pensioni seppur defalcati dai contributi di solidarietà conseguenti alle misure di rigore adottate in questi mesi. Quindi sarebbe sì un default dello stato ma sarebbe sostanzialmente pilotato dall’Europa e dall’FMI, e la Grecia, che, si rammenta, non era tra membri fondatori dell’area Euro a differenza dell’Italia, rimarrebbe in tale ambito.
L’altro scenario, che si aprirebbe in caso di bocciatura del rigore richiesto dalla
Comunità Europea [...] porterebbe ad un fallimento TOTALE dello
stato ellenico, con RITORNO praticamente certo ALLA DRACMA e [...]
Gli stati d’oltralpe citati sopra [Francia e Germania ndr], nelle loro banche sono grandi depositari di titoli di Stato ellenici, la cui svalutazione del 50% è praticamente cosa certa; con la conseguenza che gli stessi istituti di credito avrebbero bisogno di iniezioni di liquidità dallo Stato per rimanere in piedi.
In caso di un fallimento totale della Grecia le banche transalpine e teutoniche perderebbero con buona probabilità la totalità di quanto investito in titoli greci con conseguenze ancora più gravi.
Alla raggiunta consapevolezza di ciò è ascrivibile il tonfo di tutte le piazze europee di ieri, dove chi ha performato peggio sono stati proprio gli Istituti di credito le cui perdite in una sola seduta hanno superato i 10 punti percentuali.
Preoccupanti per Italia in particolare le sospensioni per eccesso di ribasso durante la giornata di contrattazioni di ieri di Unicredit ed Intesa San Paolo.
Gli stati d’oltralpe citati sopra [Francia e Germania ndr], nelle loro banche sono grandi depositari di titoli di Stato ellenici, la cui svalutazione del 50% è praticamente cosa certa; con la conseguenza che gli stessi istituti di credito avrebbero bisogno di iniezioni di liquidità dallo Stato per rimanere in piedi.
In caso di un fallimento totale della Grecia le banche transalpine e teutoniche perderebbero con buona probabilità la totalità di quanto investito in titoli greci con conseguenze ancora più gravi.
Alla raggiunta consapevolezza di ciò è ascrivibile il tonfo di tutte le piazze europee di ieri, dove chi ha performato peggio sono stati proprio gli Istituti di credito le cui perdite in una sola seduta hanno superato i 10 punti percentuali.
Preoccupanti per Italia in particolare le sospensioni per eccesso di ribasso durante la giornata di contrattazioni di ieri di Unicredit ed Intesa San Paolo.
La notizia del referendum ed il tracollo dei mercato ha causato lo sgomento e l’allarme
rosso di Francia e Germania, i cui leader che si incontreranno oggi a Cannes con
Venizelos (ministro delle finanze greco) per decidere il da farsi. Lo stesso governo
italiano, nonostante fosse stato ieri giorno festivo , si è riunito per decidere sulla linea
da seguire alla notizia del referendum greco.
Berlusconi rientrato a Roma, assieme alle forze dell’opposizione è stato spronato da Napolitano a misure per evitare che l’Italia divenga la prossima vittima sacrificale sull’altare della speculazione...[l'articolo continua ma la storia per la Grecia e l'Italia va a finire come ben sapete] "
Che dite?
Era un po' era troppo anticonformista (e forse profetico per l'Italia e per Berlusconi) il 2 novembre 2011? :D
Berlusconi rientrato a Roma, assieme alle forze dell’opposizione è stato spronato da Napolitano a misure per evitare che l’Italia divenga la prossima vittima sacrificale sull’altare della speculazione...[l'articolo continua ma la storia per la Grecia e l'Italia va a finire come ben sapete] "
Che dite?
Era un po' era troppo anticonformista (e forse profetico per l'Italia e per Berlusconi) il 2 novembre 2011? :D